martedì 29 luglio 2008

Usa, i gay contro la Nike: «Spot omofobico»

Nel mirino della comunità una reclame in cui due giocatori di basket sembrano impegnati in una fellatio
SAN FRANCISCO (Stati Uniti) - La Nike ha deciso di ritirare una pubblicità per le scarpe di basket, dopo che un cartellone che la riproduceva è stato ritenuto offensivo dalla comunità gay di San Francisco, la città della California in cui gli omosessuali sono particolarmente attivi.
FELLATIO SOTTO CANESTRO - La Nike omofobica? Questa è l'accusa che gli attivisti omosessuali hanno rivolto alla più famosa società di scarpe e abbigliamento sportivo del mondo, dopo l'uscita dei nuovi cartelloni pubblicitari ora ritirati. Nella pubblicità incriminata, realizzata in occasione dell' uscita di uno nuovo modello di scarpe, le Hyperdunk, si indovina la faccia di un giocatore di basket tra le gambe di un suo avversario, mentre schiaccia il pallone. Forse un pò esagerando, l'immagine è stata giudicato un riflesso dell'implacabile omofobia degli eterosessuali, perchè potrebbe far pensare ad un atto di fellatio. ■ Guarda il manifesto contestato
CARTELLONI E STREETBALL - I cartelloni erano apparsi nei giorni scorsi in molte strade tra San Francisco e New York, in particolare nei quartieri «cult» dello streetball, cioè basket in strada, come Harlem, lo storico quartiere nero della Grande Mela. Le prime critiche, però, sono arrivate subito, a partire dal sito web dedicato al costume Gawker.com, uno dei più popolari negli Usa, che non ha esitato a prendere in giro i gay americani chiedendosi se non siano «baskettofobi». «L'intenzione della pubblicità non è di offendere gli omosessuali, ma si riferisce puramente al basket, con il gesto tipico gesto sportivo di schiacciare la palla contro l'avversario» ha spiegato la Nike alla stampa, dichiarandosi stupita dalla reazione decisamente esagerata dei gay americani.
28 luglio 2008
ultima modifica: 29 luglio 2008

Calci in «gay street» Aggredita una lesbica

ROMA - Bersagliata all' ultimo Gay Pride - che satireggiava sul suo «periodo-showgirl» con relative foto osé - la ministra delle Pari Opportunità, Mara Carfagna, è la prima a intervenire, ferma nella condanna e inequivocabile nella sostanza: «Odioso episodio di razzismo. Il proprio orientamento sessuale non può in alcun modo essere bersaglio di violenze e discriminazioni». Una manciata di minuti dopo, ecco anche il sindaco di centrodestra Gianni Alemanno: «Una ferma condanna contro ogni violenza ai danni della comunità gay e lesbica». Solidarietà per R.D.U. che, aggredita sabato notte ha reso pubblica ieri la sua vicenda. Materialmente eseguito in via Appia, l' agguato nasce però nella gay street romana. La ragazza lavora infatti nello storico pub-pizzeria «Coming out» (che tentarono di incendiare nel febbraio scorso), lungo la via di locali e meeting gay-lesbo nei pressi del Colosseo. Strada assai più breve - poche decine di metri - delle polemiche che la accompagnano, specie ora con la proposta di pedonalizzarla. A tale proposito, sorpresa: il centrodestra sarebbe neutrale se non favorevole. «Gay street? non lo escludo» ha appena detto l' assessore An alla cultura Umberto Croppi, mentre il presidente del municipio Orlando Corsetti(centrosinistra) è decisamente contrario. Sabato notte l' aggressore ha subito issato la bandiera omofoba e intollerante, racconta la ragazza: «Ero scesa dal bus e ho avuto la sensazione che qualcuno mi seguisse. Poi ho sentito gridare: "gay di m...a!"». Afferrata al collo, stretta alle spalle e immobilizzata la ragazza è stata pestata (varie contusioni secondo il referto del San Giovanni), scambiata forse per un omosessuale. «Sono una donna, fermati!» dice di aver gridato. L' aggressore se n' è andato lasciandola sul marciapiede. «Ennesimo violento attacco alle persone lesbiche e gay - secondo Fabrizio Marrazzo, presidente di Arcigay Roma -. Tutta la nostra solidarietà».

Sacchettoni Ilaria
24 luglio 2008 - Corriere della Sera