venerdì 6 giugno 2008

Se la diversità sessuale aiuta la democrazia

Qualcuno sembra averlo dimenticato, ma molti lo ricordano con dolore, perché ci sono ferite che non si chiudono mai: appena trent' anni fa, essere omosessuale a Cuba era motivo sufficiente per meritare il castigo dell' interruzione degli studi universitari, o per essere espulso da un posto di lavoro a contatto diretto con «il pubblico». Qualche anno prima, decine di omosessuali erano stati rinchiusi nei campi di lavoro «rieducativi». Sono troppe e sempre sordide le storie (e le ferite) che quella politica discriminatoria, sostenuta da una vecchia tradizione machista e dalle esigenze della nuova ortodossia socialista, ha lasciato nella società e nella vita dei cubani. Ma adesso, in diverse città dell' isola, si è appena celebrata una festa nazionale per la Giornata Internazionale contro l' Omofobia, una specie di incontro dell' orgoglio gay, con conferenze, spettacoli di trasformisti (travestiti), presentazioni di libri, film, opere teatrali e... i sempre più diffusi commenti sulle future riforme legali e costituzionali destinate ad aprire i sentieri ancora angusti verso le operazioni di cambio di sesso, e che permetterebbero alle coppie omosessuali di celebrare matrimoni civili e addirittura di adottare dei figli; una cosa assai poco comune a Cuba, anche per le coppie eterosessuali. Quando si parla dei cambiamenti che stanno avvenendo o che dovrebbero avvenire, o si fanno congetture sui cambiamenti che avverranno in quest' isola socialista dei Caraibi, in genere si pensa ad una svolta economica e politica, che alcuni analisti vedono perfino come un' apertura verso l' economia di mercato e addirittura come una modifica totale del sistema. Ma parallelamente e talvolta al margine delle trasformazioni che si sono prodotte negli ultimi mesi e di quelle che si pensa possano avvenire, a Cuba si sta producendo una profonda mutazione nella mentalità collettiva, a volte meno visibile ma senza dubbio fondamentale per il presente e il futuro della nazione. In un Paese in cui l' uniformità di pensiero è stata forgiata e promossa da tutte le strutture e le istituzioni di un onnipresente stato socialista, la presenza di spazi per affermare che «la diversità è la norma» (secondo lo slogan adottato a livello nazionale per la Giornata Internazionale contro l' Omofobia) rappresenta un notevole cambiamento sociale e politico, oltre ad una constatazione dei nuovi cammini che la società cubana sta percorrendo. La complessa diversità sessuale, in un Paese tradizionalmente machista e nel quale l' omosessualità è stata tra l' altro per molti anni uno stigma politico, può dunque essere letta come il riconoscimento della possibilità di accettare altre diversità, anch' esse necessarie e reclamate da una parte del tessuto sociale. Forse, e non a torto, si potrebbe pensare che il fatto di ammettere la diversità sessuale è e deve essere sempre una scelta individuale e che, perciò, non determina in nessun modo l' essenza di una società nella quale, per altro, questa diversità già esiste, ed è stata persino adottata apertamente da molti dei suoi membri (ma bisogna anche ricordare che il caso di Cuba non ha niente a che vedere con i violenti casi del Brasile o del Messico, dove l' omofobia produce decine di omicidi di omosessuali). Ma allora bisognerebbe ricordare ciò che è accaduto in passato con il fenomeno dell' omosessualità, e ciò che significa per gli schemi ideologici del sistema cubano l' accettazione di questa convivenza prima giudicata trasgressiva. Ci sono altri spazi in cui, anche senza slogan e celebrazioni, si manifesta la diversità sociale cubana di oggi. Forse il più visibile è il mondo della cultura, dove a partire dallo scorso decennio (gli anni in cui è uscito il film Fragola e Cioccolato, una storia sull' intransigenza sessuale e politica) convivono le visioni e le interpretazioni più diverse sulla realtà cubana, che in alcuni casi subiscono la censura, in molti altri casi la schivano, ma esistono e si estendono come sguardi alternativi sui fenomeni sociali. Quando quasi un anno fa la società cubana è stata chiamata a pensare e ad esprimere senza timore le proprie preoccupazioni, idee e proposte su molteplici aspetti della vita nazionale, si è liberato un impulso tellurico che ha attraversato il Paese, rivelando la presenza di una diversità di pensiero e di aspettative in una nazione apparentemente omogenea e uniforme. A quanto pare, il ritardo per ragioni economiche o per decisioni politiche di alternative economiche, sociali e individuali, non ha portato alla loro scomparsa nelle aspettative di molti cubani, ed è bastato appena convocarle perché emergessero, in tutta la loro diversità. Per la sua stessa storia e formazione, Cuba è sempre stata un Paese eterogeneo e diverso. Forse sono state proprio queste condizioni che, malgrado l' uniformità, ci hanno salvato da molti dei più dolorosi estremi dell' ortodossia manifestata dal socialismo reale in Europa e in Asia. Altri, come l' omofobia istituzionalizzata, o la pretesa di creare un realismo socialista tropicale, hanno invece lasciato il segno. Ma adesso, dopo aver convocato la diversità, e dopo averla accettata come norma, forse il sistema sociale cubano sta avanzando verso una complessità sociale e persino economica più aperta, verso un ventaglio di possibili scelte individuali molto più libero e soddisfacente. Ips Traduzione di Francesca Buffo


Padura Fuentes Leonardo
(2 giugno 2008)
Corriere della Sera

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